sabato 23 luglio 2016

Un elogio della vernaccia


Pergola e il vino sono sempre andati d'accordo. Un destino segnato, se è vero che la città deriva il nome da un tetto di tralci sotto il quale nel milleduecento, anno più anno meno, indugiavano i viandanti diretti dalle balze dell'Appennino umbro verso l'Adriatico. L'ombra era invitante e il prodotto di quella vite molto gradevole. Le soste si fecero sempre più lunghe fino a che qualcuno, stregato dal luogo, decise di metter su casa.
Le costruzioni, nei secoli, si sono moltiplicate ma il prodotto della Pergola è rimasto lo stesso: la vernaccia. E' incredibile che per quasi ottocento anni la natura abbia conservato quel dono originario. Merito della terra, nella quale le viti hanno prosperato. Ma merito soprattutto dei vignaioli che una stagione dopo l'altra e di generazione in generazione quelle viti hanno custodito, curato, difeso, anche perché si trattava del suo prodotto più prezioso.


Eugenio Marcucci, Elogio della vernaccia, 1996, incipit