domenica 30 aprile 2017
sabato 29 aprile 2017
Le porte del morto /3
venerdì 28 aprile 2017
giovedì 27 aprile 2017
martedì 25 aprile 2017
Cronologia della Liberazione di Pergola
1943
- 10 luglio,
sbarco alleati in Sicilia.
- 25 luglio,
destituzione e arresto di Mussolini.
- 8 settembre,
armistizio.
- settembre,
costituzione a Pergola del CLN, Comitato di Liberazione Nazionale, e del GAP,
Gruppo di Azione Patriottica; operatività dei Distaccamenti Gramsci e Metaurense.
1944
- gennaio, un
gruppo di militari tedeschi, qualificati come ferrovieri, si insedia
presso la scuola elementare e l’ufficio postale di Bellisio per controllare la
produzione dello zolfo, che viene spedito direttamente in Germania.
- 9 gennaio,
prima azione offensiva nelle Marche dell’attività partigiana con l’attacco alla
centrale elettrica di Bellisio da parte del GAP di Pergola, comandato da
Galliano Binotti, affiancato dal Distaccamento Gramsci.
- febbraio, a
metà del mese, in seguito alle leggi razziali, giunge l’ordine di arresto di
tutti gli ebrei e gli internati politici; il capufficio delle poste di Pergola,
Antonio Buccelletti, provvede immediatamente a far avvertire gli interessati e
metterli in salvo; irritate, le autorità fasciste locali fanno arrestare una
quarantina di pergolesi accusati di antifascismo; dopo cinque giorni, grazie
alle pressioni del CLN locale, verranno liberati.
- 27 febbraio,
prima azione partigiana a Frontone: uomini del Gramsci assaltano nella
notte i silos di grano e lo distribuiscono alla popolazione, tagliano i fili
dell’unico telefono, occupano il municipio di Frontone-Serra e la sede del
Fascio; nella notte occupano l’abitato di Serra Sant’Abbondio.
- 13 marzo,
attacco partigiano in zona Fosso della Canale a Serra S. Abbondio contro un
camion di fascisti diretti a Frontone per prelevare grano dal Consorzio agrario
provoca il ferimento di due fascisti; per ritorsione, le abitazioni di sospetti
partigiani sono saccheggiate e incendiate.
- 22 marzo,
scontro a Fratterosa fra quattro partigiani e sei militari della GNR, la Guardia Nazionale
Repubblichina: muore il partigiano Pietro Marchionne di Fossombrone, 21 anni.
- marzo, un
battaglione di slavi, comandati da Brko, si affianca al Gramsci al
rifugio dell’Acquanera; successivamente si costituiranno in formazione autonoma
col nome di Battaglione
Stalingrado.
- 24 marzo,
battaglia di marzo, primo scontro di rilievo nella provincia: due giorni di
rastrellamenti tra il Catria e il Nerone da parte di circa 800 tedeschi,
fascisti e militari divisi da Cagli in due colonne, una verso Pianello e
l’altra verso Cantiano, morti e feriti da ambo le parti ma l’accerchiamento non
riesce.
- 25 marzo,
azione a sorpresa dei fascisti che a Frontone riescono a catturare una
quarantina di partigiani, tra cui il comandante Ugo del Gramsci; al
ritorno verso Cagli cadono in un’imboscata dagli uomini del Gramsci e dello Stalingrado,
subito avvertiti, che liberano i compagni, rilasciano i militari e giustiziano
quattro fascisti riminesi.
- marzo, la Quinta Brigata Garibaldi di
Pesaro, con l’ingresso di nuovi partigiani, si riorganizza in battaglioni e varie
unità partigiane; nel I° Battaglione fanno parte il Gramsci, il Fastiggi e il Pisacane,
operanti tra il Catria, il Petrano e il Nerone.
- aprile, quasi
tutto il territorio del comune di Arcevia è praticamente sotto il controllo dei
partigiani.
- 1° maggio, un
gruppo di partigiani assale la caserma della G.N.R. a Fratterosa e fa scappare
i cinque militari.
- 3 maggio,
alcuni partigiani del Gramsci attaccano
nei pressi di Frontone un drappello di tedeschi in ritirata, uno dei quali
perde la vita.
- 4 maggio, sul
Monte S. Angelo di Arcevia i due Distaccamenti Magini e Sant’Angelo
vengono sorpresi da un’offensiva tedesca e soccombono; alla fine una quarantina
di partigiani rimangono uccisi, insieme alla famiglia di coloni Mazzarini che
li aveva ospitati, e tra questi Palmina di quattro anni.
- 10 giugno, un
violento bombardamento dell’aviazione alleata colpisce la zona di Bellisio
Solfare; vengono distrutti ponti, edifici, l’ufficio postale, l’asilo infantile
e la chiesa: ventisette corpi rimangono sotto le macerie, tra questi nove
bambini, tre religiose e due tedeschi; altri due civili muoiono sulle mine
tedesche salendo per il Morello.
- 15 giugno, i
partigiani del Pisacane
occupano Frontone e Acquaviva; a Frontone viene ucciso il segretario del Fascio
locale; una formazione tedesca che sta razziando bestiame nelle campagne di
Acquaviva viene attaccata dagli uomini del Gramsci, un
maresciallo tedesco muore.
- 16 giugno,
nel corso di un bombardamento al ponte ferroviario di Torricella, presso
Frontone, viene colpita una casa colonica e muoiono sei persone della famiglia
Orazi.
- 19 giugno, i
Distaccamenti Gramsci
e Pisacane
subiscono la reazione dei tedeschi, che hanno a Cagli il comando della V
Divisione di montagna, mentre lo Stalingrado è spostato tra Piobbico e
S. Angelo in Vado: il giorno dopo sono costretti a ritirarsi con la caduta di
un caposaldo e la morte del partigiano Mario Sabbatucci, cagliese di 22 anni.
- giugno, una
pattuglia del Gramsci
distrugge tre ponti sulla strada provinciale Sassoferrato-Pergola, bloccando i
veicoli dei tedeschi in ritirata.
- 21 giugno, il
CLN fa affiggere un proclama che esorta la popolazione a prendere parte alla
lotta di liberazione, ed un manifesto che invita fascisti e tedeschi ad
arrendersi.
- giugno, i
tedeschi effettuano numerosi rastrellamenti nella zona di Isola di Fano e il
Distaccamento Metaurense
è impegnato con una squadra comandata dal pergolese Primo Caprini; in uno
scontro viene catturato lo slavo Marko Petrovic, un evaso dai campi di
prigionia ed entrato nel Metaurense, che
verrà portato a Pergola come prigioniero e giustiziato la sera del giorno 26.
- 25 giugno, in
uno scontro con dei soldati tedeschi, in un casolare a Monterolo, vengono
uccisi due partigiani pergolesi: Mario Caprini e Mario Minucci, entrambi di 19
anni ed appartenenti al Metaurense.
- giugno,
alcuni partigiani del Metaurense
attaccano una colonna tedesca in transito sulla strada di Pergola, sette
tedeschi rimangono uccisi.
- 1° luglio, il
maresciallo Kesserling e il Comando generale tedesco stabilisono la
residenza a San Lorenzo in Campo; partigiani della Metaurense lo
stesso giorno aprono alla popolazione il silos di grano di San Lorenzo, sulla
Cesanense, con i carabinieri in fuga.
- 4 luglio, un
mitragliamento sulla provinciale a San Lorenzo provoca due morti.
- 8 luglio,
prima delle otto incursioni aeree a Pergola, presso il ponte di Olivanti: due
persone rimangono uccise e due ferite.
- 9 luglio,
durante il passaggio di un gruppo di militari tedeschi a Serra Sant’Abbondio, aerei
alleati colpiscono una casa in via della Circonvallazione: muoiono due persone
tra cui una neonata.
- 12 luglio, a
San Lorenzo si succedono ripetuti bombardamenti, nel borgo presso l’arco del
Molino vi muore una ragazzina, Francesca Savelli, in una casa colpita da una
bomba lungo il viale del ponte del Cesano perdono la vita cinque persone e
sotto una bomba muore anche un ufficiale tedesco.
- 13 luglio, un
bombardamento colpisce la Casa
del Fascio a Pergola: muoiono quattro persone.
- 14 luglio, in
un'altra incursione aerea a Pergola muoiono due persone nei pressi
dell’ospedale; in quei giorni viene bersagliata anche la torre civica che
resiste.
- 15 luglio,
continuano i bombardamenti a San Lorenzo, muore il giovane Giuseppe Guidi,
danneggiata la chiesa del SS Crocifisso.
- 16 luglio, in
un agguato partigiano nei pressi di Fratterosa a una camionetta di tedeschi
viene ferito un ufficiale ma l’auto riesce a sfuggire; nella rappresaglia
vengono rastrellati diversi uomini tra cui un sacerdote e incendiate alcune
abitazioni; saputo che i partigiani si trovano nel vicino convento di Santa
Vittoria caricano alcuni ostaggi e nel constatare che il convento è disabitato
lo incendiano; gli ostaggi uno alla volta vengono liberati.
- 18 luglio,
altre bombe sganciate su Pergola colpiscono un angolo della Rocca, sfiorano la
chiesa dell’Olmo e la zona degli Zoccolanti.
- 19 luglio,
bombe alleate vengono lanciate ancora a Pergola sul ponte del giardino che non
viene centrato: i militari tedeschi lo faranno saltare pochi giorni dopo.
- 21 luglio,
Pergola subisce ancora bombardamenti senza conseguenze mentre si ha notizia
della liberazione di Fabriano.
- 30 luglio,
nella notte i tedeschi circondano il centro storico di Pergola e catturano una
cinquantina di uomini, molti altri riescono a sfuggire o a liberarsi; quelli
catturati vengono fatti marciare fino ad Acqualagna e il 2 agosto con un camion
vengono trasferiti a Verona, quindi su treni merci fino in Germania, in
Westfalia dove saranno costretti a lavorare fino alla primavera del 1945 con la
liberazione degli alleati; due di loro non sopravvivranno.
- 3 agosto,
ancora un bombardamento a San Lorenzo, muore un ragazzo colpito da una
scheggia.
- 4 agosto, gli
alleati provenienti da Sassoferrato occupano Cabernardi, mentre ricevono colpi
d’artiglieria dai tedeschi a Montesecco; nei pressi di San Lorenzo nella notte
un gruppo di partigiani, forse di Castelleone di Suasa, uccidono un giovane
repubblichino, Bruno Bugatelli.
- 7 agosto, due
giorni di cannoneggiamenti costringono i tedeschi a ritirarsi da Montesecco,
dove una postazione viene centrata e muoiono quattro militari, e si attestano a
San Vito.
- 10 agosto, a
San Lorenzo i tedeschi fanno saltare con mine i due ponti sul Cesano verso
Castelleone e Nidastore.
- 11 agosto, una staffetta del GAP, con Binotti e Costanzo
Fagioli, trasporta da Pergola a Cabernardi una mappa della Linea Gotica per
conto degli Alleati nascosta in una canna.
- 12 agosto,
due proiettili colpiscono una abitazione al Castello di San Lorenzo,
muoiono due persone, madre e figlio.
- 13 agosto,
viene colpita la basilica di San Lorenzo la cui cripta è piena di sfollati.
- 15 agosto, i
bombardamenti continui su San Lorenzo provocano la morte di un uomo colpito da
una scheggia; al termine delle incursioni le vittime in città saranno
diciassette.
- 19 agosto, i
tedeschi ritiratisi verso Montalfoglio e Fratterosa lasciano a San Lorenzo una
pattuglia nella rocca; quando arrivano partigiani e alleati polacchi iniziano
scontri violenti, muore una sentinella tedesca e un civile; nella notte i
tedeschi abbandonano la rocca e il giorno dopo con l’arrivo in forze degli
alleati la città è liberata.
- 20 agosto,
lunedì, entra a Pergola il grosso dell’esercito alleato, inglesi, americani,
polacchi, marocchini, indiani; nell’ex caserma dei carabinieri in piazza
Garibaldi prende posto il primo presidio mentre nella scuola di avviamento
professionale, in seguito liceo scientifico, viene allestito un ospedale
militare; Elvio Domenichelli è nominato Sindaco dal CLN; unico episodio di
violenza, la cattura e l’uccisione di un fascista locale, Cleto Servici, da
parte di alcuni partigiani della Majella.
- 21 agosto,
ultimi bombardamenti alleati su Fratterosa, muoiono cinque persone tra la
popolazione, tra cui una bambina, e avanguardie della Majella entrano
in paese.
lunedì 24 aprile 2017
sabato 22 aprile 2017
Una mappa americana del 1853
Mappa relativa all'Italia settentrionale e centrale, elaborata nel 1850 e pubblicata da Samuel Augustus Mitchell in un'edizione del 1853.
venerdì 21 aprile 2017
La casa-torre delle Birarelle
Casa del 15° secolo, via XX Settembre
Caratteristico edificio un tempo adibito probabilmente a torre di guardia, a ridosso delle antiche mura medievali.
giovedì 20 aprile 2017
martedì 18 aprile 2017
Le porte del morto/2
lunedì 17 aprile 2017
domenica 16 aprile 2017
venerdì 14 aprile 2017
Un racconto di Pasqua
“La sera
del vennerdì santo
la Madonna fece n
pianto
fece n
pianto con gran dolore
la passione de nostro Signore…”
La sera del venerdì santo, dell’altrettanto santo anno 1950, andai alla
Pergola ad assistere alla famosa processione, per la prima volta. Ormai avevo
quasi cinque anni, ma babbo non voleva («se’ trop’
picqulo, e è freddo»). Insistei
con mamma, la quale alla fine acconsentì. Partimmo con Ninetto e zi’ Merigo,
che faceva parte della Compagnia del Cristo Morto. Zio aveva appena compiuto
trent’anni, ma ne dimostrava almeno dieci in più per via della testa stempiata,
per il grasso che gli spuntava in ogni parte del corpo e soprattutto per
l’espressione sempre malinconica, che sembrava guardare oltre lo spazio e il
tempo. Quando si vestì di quella tunica nera come la notte, per partecipare al
lungo corteo sostenendo la statua del Cristo morto o lo stendardo nero dietro
al vescovo, lo vidi persino più vecchio.
Eravamo già in aprile, ma faceva
ancora fresco, le nuvole dei giorni precedenti erano scomparse e l’aria era
tersa e metallica. Venendo su a piedi dal Mercatale già si vedevano le
luminarie rossastre accese alle finestre, mosse dalla brezza che soprattutto al
Parapetto soffiava fastidiosa, come se dovesse rappresentare ogni volta
l’ostilità dei cittadini verso noi che venivamo dalla campagna. «Làcciate la
giacca», disse la mamma a Ninetto, mentre uscivamo dalla bottega
della Nicolina con un cartoccio di dolciumi. «Prò questi li magnate domenica per
Pasqua, va bè?» I miei
quando venivano alla Pergola passavano sempre dalla Nicolina a comprarci delle
rigulizie o delle mentine, o qualche sigaretta per nonno. Si scendevano due
gradini e si accedeva in quell’antro scuro dal soffitto ad ampie volte, ricolmo
di bottiglie e di bocce di vetro, di cassetti di sale in cristalli, di orzo
tostato e di tranci di tonno sottolio, di vasi di ceramica carichi di carcadé
vermigli, di noccioline zuccherate, di stelle di anici profumate e di
ciaccarelle caramellate. Come mi sarebbe piaciuto poter disporre di quella
sessola per tirare su un po’ di chicche alla crema di mandorle o di confetti
colorati, aver mano libera da immergere nei bicchieroni dei semi di zucca
brustoliti o dei torroncini al miele.
Fu sulla cartapaglia della Nicolina che
cominciai a disegnare insieme a zi’ Odilia con il lapis grosso di nonno, quello
con il quale ogni luglio segnava sul muro bianco del magazzino i quintali di
cereali che produceva il raccolto. Arrivammo a San Francesco, salimmo a trovare
zi’ Elda, che era a letto con un po’ di febbre e le lasciammo degli ovi che
nonna Amorina ci aveva affidato dentro una crinella. Insieme a mio cugino Remo
varcammo quindi il massiccio portone della chiesa di San Francesco, da dove sarebbe
partita come tradizione la processione e sentii subito sulla faccia il rumore
pesante e trasparente di una vampata di calore e in bocca l’aria appannata e
consumata dalle candele e dai respiri salmodianti della gente.
L’odore dell’incenso bruciato mi tolse il respiro e mi
salirono le lacrime e tutto mi brillò intorno, le fiammelle tremolanti e i
riflessi dorati degli altari scuri. Tenni mamma per mano, mentre Ninetto insieme
a Remo andava avanti con le mani nelle saccocce a vedere il baldacchino sul
quale si replicavano annualmente i funerali del Salvatore. Quindi uscimmo e
provai per reazione ancora più freddo, soprattutto alle ginocchia, nella
striscia critica tra la fine dei calzoni e l’inizio dei calzettoni. Quando poi
alla partenza della processione la banda cittadina intonò le prime note lugubri
della marcia funebre, il cuore mi arrivò in gola e cominciai a bubbolare. «Co c’hai
Tino?», mi domandò mamma. «Niente, mà, solo n po freddo», ma in realtà lo stomaco mi si scuoteva ad ogni colpo
della grancassa e gli ottoni mi penetravano in testa con delle fitte insopportabili.
Quanto avrei voluto essere in quel momento davanti al camino con nonna Amorina
che mi racconta le storie, con la gatta Ciafagna appisolata sulle ginocchia, a
sorseggiare una bella tazza d’orzo nero bollente…
Per fortuna ci incamminammo, e potei battere i piedi per
calmare i brividi. C’immettemmo nel corso che mai avevo visto prima di notte,
le botteghe avevano abbassato le serrande e c’erano solo le tenui luci
biancastre dei lampioni, mi colpì quella massa di gente addolorata e
malinconica che aspettava per l’accompagno. Mi scaldavo la mano in quella della
mamma e le chiedevo cos’erano quei pagni scuri stesi ai davanzali delle
finestre. Ci portammo avanti nella processione camminando veloci sul marciapiede
ed intravedemmo zio che, tutto serio, teneva sollevata una piccola croce nera,
in mezzo a colleghi che stringevano i simboli della Passione di Nostro Signore.
Il giro del mortorio per fortuna non durò troppo tempo, riaccompagnammo Remo da
zia e tornammo a casa che non era tardi.
Sulla strada del ritorno una
luna slavata ci faceva strada tra le nuvolette sottili e veloci. Nonna era
appena andata a letto, dopo aver finito di preparare i cappelletti per Pasqua.
L’indomani come da tradizione avrebbe infornato le cresce col formaggio e le
pizze dolci con la glassa e i canditi che stavano lievitando nella mattra.
Babbo ci attendeva davanti al foco con una bottiglia scolata in precedenza in
compagnia di Modesto, il vicino di casa a cui piaceva vegliare da noi, che
aveva quasi il monopolio della narrazione di storie mirabolanti, e a noi musoni
dei Paolini non dispiaceva ascoltarlo. Zi’ Merigo arrivò stanco e incupito
(com’era giusto, per lo meno in quel giorno) un’oretta più tardi, appena in
tempo per ricevere il saluto sarcastico del fratello miscredente in mutande: «Dorme
contento, Merì, che tanto doppodomane è risorto…»
giovedì 13 aprile 2017
mercoledì 12 aprile 2017
Cinque grazie
Signor mio, Signor mio,
cinque grazzie ve pregh'io:
'n bel palazzo, 'n bel podere,
'n bel giovane da godere,
nte sto mondo pan e vino,
nte cl'altro 'l paradiso.
cinque grazzie ve pregh'io:
'n bel palazzo, 'n bel podere,
'n bel giovane da godere,
nte sto mondo pan e vino,
nte cl'altro 'l paradiso.
martedì 11 aprile 2017
domenica 9 aprile 2017
Le ricette d'la Pergola: la crescia col formaggio
Per fà la crescia tipica de pasqua, se lavora la farina col levito e l’acqua
tiebida e se lassa arposà na nottata. ‘L giorno doppo se pja ‘l latte tiebido, ce se mette prima ‘l levito e doppo
j ovi, ‘l formaggio, ‘l burro, sale e pepe. Se mette inzieme a l’impasto dla
sera prima co mpò d’olio e se fà levità n’antro po’ nte na teja aposta. Dopp’ se
mette ntel forno a coce.
sabato 8 aprile 2017
venerdì 7 aprile 2017
mercoledì 5 aprile 2017
martedì 4 aprile 2017
lunedì 3 aprile 2017
sabato 1 aprile 2017
Le porte del morto
La tradizionale porta del morto è presente in quasi tutte le città medievali dell’Italia centrale. Questa pratica aveva origini lontanissime, probabilmente ereditata dagli Etruschi. La porta, più piccola dell'ingresso principale, era usata per far uscire, con i piedi davanti, il defunto dalla propria abitazione. Una volta effettuato il passaggio, il piccolo ingresso veniva murato di nuovo, e nessun vivente vi poteva accedere. Nel centro storico di Pergola sono ancora molto evidenti le tracce di questa tradizione.
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